La leggenda di Cuorditempesta
Vedi anche Introduzione alla Magia - La Magia Neenuvaren: l'antica magia degli Elfi - La Magia Brinnica: La leggenda di Cuorditempesta, Patto del Vento
La Magia Merida: Culto del Fuoco, Nascita della scuola, Filosofia del Fuoco, Il Liceo - La Magia Venale: Prima dei Niviani, La Nascita, Il Volere, La Spina
Narrano le saghe di tempi antichissimi, testimoniati solo dai ghiacci perenni che resisteranno alla fine dei tempi, in cui visse uno sciamano di nome Cuorditempesta. La sua vita è avvolta dalle nebbie della leggenda, ma si dice che abbia visto tutte le Terre Spezzate dagli assolati deserti di Meridia al cuore delle foreste neenuvaren, e che per ogni luogo visitato, per ogni viaggio, per ogni grande spirito incontrato, abbia scritto canzoni di impareggiabile bellezza.
Cuorditempesta era nato sotto presagi misteriosi, e benché fosse figlio di uno sciamano, apparve agli anziani che il nascituro era destinato a penetrare nello spirito dei figli del clan come solo un capo può fare, poiché uno spirito forte e indomabile era legato a lui. Eppure i segni erano incerti e mutevoli, e giacché una tempesta di neve come non se ne vedevano da decenni investì il villaggio la notte in cui egli nacque, il bambino fu consacrato allo Spirito del Vento.
Cuorditempesta venne cresciuto come uno sciamano, ma durante le cerimonie egli era solito cantare, e comporre ballate su leggende note o su particolari azioni eroiche compiute da figli del suo clan pitto. Egli era diverso dagli altri, e rimaneva anche giorni ad osser-vare il volo delle aquile che nidificavano sugli alti picchi sovrastanti le foreste. Da quei voli, e dai mutamenti del vento, Cuorditempesta veniva ispirato nel canto, e spesso ne traeva presagi. Il giovane sciamano prese a trascorrere anche interi giorni lontano dal villaggio, in compagnia delle aquile cui era intimamente legato e che addestrò al suo comando.
Inoltre, nel seguire i loro voli, si spingeva spesso sino al Picco del Vento, un altissimo promontorio roccioso a strapiombo sul mare dove i venti soffiavano più forti e dove sentiva potente la presenza del suo spirito guida. Qui Cuorditempesta cantava, facendo perdere la propria voce fra le urla del vento, in completa armonia con esso.
Un giorno, mentre cantava in cammino verso il Picco del Vento, vide comparire improvvi-samente sopra di sé tre aquile bianche che non aveva mai visto prima, esse volavano in cerchio attorno ad una quarta aquila, la più grossa e maestosa che avesse mai visto. I quattro uccelli scesero verso di lui, e Cuorditempesta offrì istintivamente il proprio braccio all’aquila gigantesca, che vi si posò senza gravarvi minimamente. Era un animale superbo, di un piumaggio talmente candido che rifletteva la fredda luce del sole. Il suo sguardo era più penetrante di quello di qualsiasi essere che lo sciamano avesse mai incontrato, e come i suoi occhi incontrarono quelli della creatura, Cuorditempesta sentì una voce saggia e profonda.
“Figlio del Vento. Sarai tu guidato dal mio canto?”.
Lo sciamano annuì, e l’aquila guizzò verso i suoi occhi, strappandoglieli con due soli colpi del gigantesco becco. Improvvisamente accecato, Cuorditempesta sentì che l’Aquila Bianca si alzava nuovamente in volo, e allontanandosi lanciava il suo possente grido.
Cuorditempesta seguì il richiamo dell’Aquila, e faticosamente si inerpicò seppur cieco fino al Picco del Vento, dove il rumore delle forti raffiche lo investì. Sopra di esse si innalzò nuovamente la voce. “Ora è tempo che tu guidi me come io ho guidato te, Figlio del Vento”.
E allora Cuorditempesta cantò la canzone che non sarebbe mai stata dimenticata, la sua voce si fuse perfettamente con quella del Vento, e l’Aquila Bianca si poggiò nuovamente sul suo braccio teso.
“Canta, Fratello del Vento, canta. Adesso la tua Voce è quella di tuo Fratello. Vola sulle sue ali fino a luoghi lontani, lancia il suo grido e gli uomini temeranno la vostra furia, e invocheranno il vostro soffio leggero. Canta, Cuorditempesta, ora sei mio fratello.”
L’Aquila bianca si alzò in volo, e Cuorditem-pesta riaprì gli occhi, che per prodigio erano rinati. Il suo spirito era ora legato a quello del Vento, e fu così che Cuorditempesta divenne il primo Cantore delle Nevi.
Scoprì di riuscire a compiere atti prodigiosi mai visti prima, le persone che ascoltavano i suoi racconti erano rapite come mai prima di allora, e molti provavano una istintiva simpa-tia verso di lui.
In seguito viaggiò a lungo come gli era stato detto, e raccolse attorno a sé dei discepoli che ritenne degni di ricevere il dono, mise loro in contatto con le aquile e li erudì nell’arte della Magia del Vento.